Un caldo anomalo si sta abbattendo sulla Penisola. In questi giorni, più volte, le temperature hanno sfiorato i 40 gradi. Per questo, la Cia agricoltori della Puglia chiede il riconoscimento dello stato di calamità. Il settore, già fortemente colpito, dalle gelate di aprile e altri svariati motivi, rischia di subire un altro colpo pesantissimo dal quale sarà difficile rialzarsi. Addirittura alcuni agricoltori stanno decidendo di non trebbiare, a causa della scarsa raccolta di prodotto che non consentirebbe di recuperarne i costi.
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«La situazione è allarmante – commenta Raffaele Carrabba, presidente Cia Puglia – perché la mancanza di acqua sta provocando un forte abbattimento del reddito delle imprese agricole e un’elevata perdita di economia indotta. Si registra, infatti, una drastica diminuzione delle giornate lavorative, ma anche una decisa contrazione della spesa a monte e a valle del settore primario.
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«Nelle nostre zone svantaggiate – aggiunge il presidente – gli agricoltori sono sempre andati avanti con determinazione ma ormai vedono compromesse le loro attività. Chiediamo alla Regione di fare quanto possibile, anche nei confronti del Governo nazionale e dell’Unione europea, per limitare i danni di una stagione avversa e per attivare tutti quegli strumenti, come il riconoscimento della calamità naturale, che possono almeno attenuare i suoi effetti».
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Sono drammatici gli effetti della tropicalizzazione del clima che azzera gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a caldo fuori stagione. La Puglia convive ormai con un vero e proprio paradosso idrico: da un lato è dilaniata da annosi fenomeni siccitosi, dall’altro è colpita da alluvioni e piogge torrenziali, con l’aggravante che l’acqua non viene riutilizzata a fini irrigui, a causa della carenza e mancanza di infrastrutture adeguate. D’altro canto, il clima impazzito, ormai una costante, determina la maturazione precoce dei prodotti agricoli.
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