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Scommesse, Superenalotto e “Gratta e Vinci”, ecco quanto spendono gli altamurani

La Redazione
Gioco d'azzardo
I dati raccolti dall'Agenzia delle Dogana e dei Monopoli per i primi sei mesi del 2017
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Quanti soldi spendono i cassanesi tra slot machines, gratta&vinci, superenalotto e scommesse?

Il dato lo fornisce il “Sole 24 Ore”, che nei giorni scorsi ha pubblicato i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli relativi ai primi sei mesi del 2017. Un periodo nel quale, complessivamente, gli italiani hanno puntato oltre 37 miliardi di euro.

Nella prima parte dell’anno scorso ad Altamura i giochi d’azzardo hanno raccolto ben 39.193.909,18 euro.

Questo significa che ogni residente del nostro comune ha puntato in media la bellezza di 555,19 euro.

La città più spendacciona della provincia di Bari risulta Casamassima, dove gli abitanti hanno puntato in media 1766,50 euro a testa durante il primo semestre del 2017.

La seguono Sammichele di Bari (1136,48 euro) e Putignano (1050,84 euro).

Nel comune di Bari invece la puntata pro-capite si ferma a 736,03 € per il gioco d’azzardo, un incasso di quasi 240 milioni di euro nella prima parte dell’anno scorso.

A Gravina in Puglia, sempre per rimanere nell’ambito dei comuni limitrofi, la raccolta è di oltre 19 milioni, per una puntata pro-capite di 451,58 euro.

A Santeramo la raccolta è di oltre 17 milioni, per una puntata pro-capite di 637 euro. Ad Acquaviva ogni cittadino ha puntato circa 563 euro, per una raccolta totale di oltre 11 milioni.

Gioia del Colle si rivela molto in linea con Santeramo. Ogni cittadino gioiese ha speso infatti, mediamente, circa 644,00 euro pro-capite.
I cittadini della “Capitale della Cultura”, Matera, hanno speso, nel primo semestre 2017, circa 721, 28 euro.
Dato notevolmente inferiore, almeno numericamente, per Cassano delle Murge. Ogni cassense spende mediamente 373,10 euro nel gioco d’azzardo.
Come sottolinea il “Sole 24 Ore” occorre una precisazione. Le cifre si riferiscono alla raccolta, ovvero a tutti gli euro che vengono puntati.

Ed è composta dalla spesa, ovvero dai soldi che gli italiani hanno effettivamente sborsato per giocare, e dalle vincite ripuntate

Un esempio può servire a chiarire: diciamo che si acquista un gratta&vinci da 1 euro, si gratta e si vince 1 euro. Si decide quindi di reinvestirlo in un altro tagliando, che però questa volta non è vincente. In un caso come questo, i contatori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli segneranno 2 euro come raccolta (il costo dei due biglietti), 1 euro come spesa (la somma effettivamente uscita dal portafoglio del giocatore) e 1 euro di vincita (per quanto sia stata reinvestita).

Si tratta in ogni caso di dati sui quali la comunità locale dovrebbe avviare una seria e profonda riflessione.

mercoledì 6 Giugno 2018

(modifica il 27 Giugno 2022, 17:30)

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