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Giornata cibo sicuro: Coldiretti Puglia, preoccupazione per gli alimenti importati dall’estero

La Redazione
Giornata cibo sicuro: Coldiretti Puglia
In Italia sul totale dei 297 allarmi che si sono verificati nel 2020, 246 riguardano prodotti che provengono dall'estero.
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Secondo un'analisi della Coldiretti Puglia sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), in Italia sono molteplici gli allarmi alimentari nel 2020, mentre in in due anni di controlli effettuati dall'Ispettorato centrale Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole da gennaio 2019 a novembre 2020 è stato rilevato solo il 9% di non conformità documentali o fisiche nelle aziende agricole.
nSecondo alcuni dati diffusi, in occasione della Giornata Mondiale Onu della Salubrità alimentale, sono circa 600 milioni, le persone che si ammalano a causa di cibi contaminati da batteri, virus, parassiti e sostanze chimiche.
nUn'emergenza – sottolinea Coldiretti –  che non va a colpire solo i Paesi in via di sviluppo ma anche i più ricchi. In Italia i pericoli maggiori sono venuti dal pesce spagnolo con alto contenuto di mercurio e dal pesce francese per l'infestazione del parassita Anisakis, ma sul podio del rischio ci sono anche i materiali a contatto con gli alimenti (MOCA), per i quali si riscontra la cessione di sostanze molto pericolose per la salute del consumatore (cromo, nichel, manganese, formaldeide ecc.), in particolare per quelli importati dalla Cina, Nella black list alimentare – precisa la Coldiretti – ci sono poi i pistacchi dalla Turchia contaminate dalle aflatossine,  le arachidi dall’Egitto per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, presenti anche nei pistacchi dagli Stati Uniti.

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L’agroalimentare Made in Puglia con quasi 30mila controlli si conferma  in prima linea – aggiunge Coldiretti Puglia – per l'agricoltura green con 11 prodotti agroalimentari a Denominazione di Origine Protetta,  27 vini DOC, 4 DOCG e 6 IGP, altre 6 IGP ai prodotti ortofrutticoli, la leadership nel biologico con oltre 266mila ettari coltivati e 9380 operatori bio, oltre a 299 prodotti riconosciuti tradizionali dal Ministero delle Politiche Agricole e il primato della sicurezza alimentare mondiale.

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In Italia sul totale dei 297 allarmi che si sono verificati nel 2020 – sottolinea la Coldiretti – solo 51 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 146 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (49%) e 100 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole – precisa la Coldiretti – oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%). 

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“Una ragione in più per acquistare Made in Italy in una situazione in cui l’82% dei consumatori privilegia nel carrello i prodotti tricolori per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile per il Paese a causa dell’emergenza Coronavirus”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

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Una conferma viene dal fatto che i cibi e le bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Efsa che ha analizzato capillarmente 96.302 campioni di alimenti in vendita nell’Unione Europea fornendo uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino prodotti all’interno dei Paesi dell’Unione o provenienti dall’estero. In questo contesto, in caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.

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“Si tratta di prodotti che spesso  vengono proposti sui banchi di vendita come se fossero Made in Italy – insiste il presidente Muraglia – dove oltre alla concorrenza sleale si profila un grave danno per gli agricoltori e per la salute dei consumatori. Si tratta di una competizione inaccettabile con i prodotti simbolo della Puglia, dalle olive alle melegrane, dal peperoncino ai legumi, dagli ortaggi alla frutta, in una regione che, secondo i dati ISMEA, è prima in Italia per la coltivazione di ortive, seconda per frutteti, terza per i legumi”.

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Per questo occorre anche avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che grazie alle battaglie della Coldiretti ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa (dalla carne al latte, dall’ortofrutta fresca alle conserve di pomodoro, dai formaggi ai salumi) anche se non è ancora possibile conoscere l’origine per prodotti come la frutta trasformata in succhi e marmellate, verdure e legumi in scatola o, zucchero.

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lunedì 7 Giugno 2021

(modifica il 27 Giugno 2022, 13:50)

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