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Cappella ex monastero del Soccorso, un appello per la sua tutela. Le immagini

Giovanni Mercadante
Uno degli affreschi.
"La nuova Amministrazione Forte potrebbe cogliere l'occasione per considerare la possibilità di restaurare la cappella che conserva nella volta e lungo le pareti un ciclo pittorico dedicato alla passione di Cristo"
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Con i lavori in corso nel Monastero del Soccorso per adeguare il cortile alle esigenze delle attività di promozione del territorio da parte del GAL-Terre di Murgia, la nuova Amministrazione Forte potrebbe cogliere l’occasione per considerare la possibilità di restaurare la cappella che conserva nella volta e lungo le  pareti un ciclo pittorico dedicato alla passione di Cristo. Lo scrivente si occupò del monastero nella sua pubblicazione “Altamura nobilissima”/Schena Editore/Fasano/1997.

La cappella è situata al secondo piano vicino all’ingresso secondario di via Cristoforo Colombo. Dopo la chiusura dell’asilo “Margherita di Savoia” negli anni ’70, il complesso monastico ha subito il degrado totale. Locali abbandonati a piano terra,  stanze del primo e secondo piano aggrediti dall’umidità e dai colombi che sono diventati il loro regno. Il chiostro con il colonnato, a cui si accede dal portone principale di Corso Federico II, è ormai ricovero di volatili che con i loro escrementi hanno deturpato irrimediabilmente i fregi dei capitelli dove sono scolpiti gli stemmi dei Farnese, del prelato Mons. Giangirolamo De  Mari nonché lo stemma civico di Altamura.

L’edificio fu costruito nel 1540, appunto con l’approvazione delle predette istituzioni, per ospitare le suore Clarisse, per la maggior parte  figlie di esponenti delle più nobili famiglie di Altamura. Un vanto per il ceto sociale dominante.

Le vicende  del 1799 legate alla figura del Card. Fabrizio Ruffo sono pagine di storia che hanno coinvolto in primis il monastero e le suore di clausura che subirono violenze da parte delle soldataglie sanfediste.

Da qui l’appellativo di “Leonessa di Puglia” a dimostrare che  delle giovani vergine furono sacrificate per la libertà. La cappella, certamente luogo di raccoglimento di quelle anime umiliate, trasuda di preghiere. Ora si levano grida di dolore per l’insipienza e l’indifferenza dei precedenti amministratori comunali che finora non hanno mai fatto nulla per quel complesso che è anche puntellato in alcuni punti per la sua precarietà statica.
L’appello lo rivolgo da queste colonne al nuovo sindaco, prof. Giacinto Forte, che faccia qualcosa per la salvaguardia e la tutela di questo bene culturale che è arrivato fino ai giorni nostri. Il Comune, con una variante al progetto in corso d’opera, porterebbe alla fruizione del grande pubblico un bene storico di inestimabile valore. Gli affreschi rappresentano alcuni momenti della passione di Cristo: la flagellazione, la crocifissione, la deposizione. Nella volta si scorge a malapena la resurrezione, e nelle nicchie sono presenti figure di Santi degli Ordini francescani. Nessun cittadino altamurano ha mai conosciuto quel pio luogo, perché il complesso era un   monastero di clausura con regole severe e l’accesso ai laici non era permesso.

martedì 7 Luglio 2015

(modifica il 27 Giugno 2022, 20:45)

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