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Rischio idrogeologico, Legambiente: «Puglia fragile e insicura»

Sergio Muolo
Rischio idrogeologico
Presentato il rapporto «Ecosistema Rischio 2017» sulle attività delle amministrazioni per prevenire frane e inondazioni.
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Italia sempre più fragile e insicura, incurante dell’eccessivo consumo di suolo e del problema del dissesto idrogeologico mentre i cambiamenti climatici amplificano gli effetti di frane e alluvioni.

Questo è quanto si evince dalla lettura dai dati di Ecosistema Rischio 2017, l’indagine di Legambiente sulle attività nelle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico, realizzata sulla base delle risposte fornite da 1.462 amministrazioni comunali, corrispondenti al 20 per cento dei comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica pubblicata quest’oggi in un articolo uscito sul Corriere del Mezzogiorno.

Dai dati si evince che nel 34,1 per cento dei Comuni pugliesi intervistati sono presenti abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 26,8 per cento interi quartieri, nel 36,6 per cento attività produttive, nel 19,5 per cento strutture commerciali e/o ricettive e nel 7,3 per cento edificazioni nell’ultimo decennio.
Soltanto il 4,9 per cento dei comuni ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e in nessun caso si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali.

Sempre secondo quanto presente nel rapporto di Legambiente quasi la metà dei comuni (46,3 per cento) ha dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle opere di difesa idraulica. Il 75,6 per cento dei comuni ha recepito nel piano urbanistico le perimetrazioni contenute nel Piano per l’Assetto Idrogeologico al fine di stabilire i vincoli all’edificazione delle zone a rischio.

Migliore è la situazione per quanto riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per salvare la popolazione ad evento già in corso. L’82,9 per cento dei comuni si è dotato di un piano d’emergenza (il 61 per cento lo ha aggiornato negli ultimi due anni), mentre pochi sono ancora i comuni che organizzano le attività informative (22 per cento) e le esercitazioni (17,1 per cento), fondamentali visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere conosciuti dalla popolazione. Pochi, inoltre, i comuni che hanno predisposto sistemi di monitoraggio e allerta: sono soltanto il 29,3 per cento.

In Puglia, si legge ancora sul Corriere del Mezzogiorno, sono solo 41 le amministrazioni comunali che hanno risposto al questionario di Ecosistema Rischio, circa il 18% dei comuni a rischio della regione (231 in totale, fonte Ispra): Alessano, Altamura, Andrano, Aradeo, Bagnolo del Salento, Barletta, Bisceglie, Bitritto, Brindisi, Campi Salentina, Canosa di Puglia, Cassano delle Murge, Cisternino, Corato, Cutrofiano, Diso, Erchie, Grumo Appula, Lecce, Lesina, Leverano, Lizzanello, Manfredonia, Margherita di Savoia, Melendugno, Melpignano, Modugno, Mola di Bari, Monopoli, Montemesola, Noicattaro, Poggio Imperiale, Rutigliano, Ruvo di Puglia, Salice Salentino, San Marzano di San Giuseppe, San Pietro in Lama, Sanarica, Santeramo in Colle, Taurisano, Veglie.

Lecce è la provincia che ha risposto in maniera maggiore (17 comuni), seguita da Bari (12 comuni), con un notevole distacco dalle altre province: Bat (4 comuni), Brindisi e Foggia (3 comuni), Taranto (2 comuni).

lunedì 27 Novembre 2017

(modifica il 27 Giugno 2022, 17:50)

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