Cultura

Breve intervista a Michele Lanubile

Antonietta Tricarico
Michele Lanubile.
Il regista è stato ad Altamura in occasione della prima del suo film "Io non ho la testa". L'evento è stato organizzato dal movimento Spiragli.
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Lo scorso 21 marzo, presso il cinema Grande si è tenuta la prima assoluta di "Io non ho la testa", film del 1998 del regista barese Michele Lanubile. L'evento è stato organizzato dal movimento Spiragli. La pellicola è ambientata in Puglia al tempi di Federico II di Svevia ed è girata interamente a Castel del Monte. Siamo riusciti a fare una breve intervista al regista prima della seconda proiezione della serata.

Qual è il rapporto tra realtà e immaginazione in questo film?
Tutti i fatti che riguardano Federico II sono storicamente avvenuti: il fatto che aveva mandato i migliori dotti dell'epoca a Toledo per tradurre i libri dei filosofi greci, il fatto che voleva, attraverso questi libri, togliere il monopolio culturale della Chiesa e il fatto che poi utilizzasse Castel del Monte come un tempio di cultura, anche questo è storicamente vero. L'unica cosa di cui purtroppo non siamo certi è se ci sia mai andato a Castel del Monte, nel senso che comunque l'obiettivo era di fare un tempio culturale, però questo storicamente non è possibile accertarlo.

In alcune note di regia si legge: "Ho immaginato invece che un monastero di mistici (non monaci o frati) esistesse nell’Alta Murgia, un territorio mistico di per sé. I mistici mi hanno sempre affascinato, nella loro continua ricerca delle Verità attraverso una esperienza diretta e personale, oltre la logica della mente. Ho immaginato allora di essere un ragazzo per entrare in questo monastero". Può dirmi qualcosa su questo processo creativo?
In genere, quando nasce una storia, l'autore vuole entrare in un ambiente, quindi deve scegliere un personaggio che permetta di entrare in questo ambiente. Solitamente il protagonista è l'autore che entra nell'ambiente e in questo stesso personaggio poi si identifica il pubblico. Quindi io faccio da tramite per un'ambientazione nuova con il pubblico.

Quale insegnamento questi tempi potrebbero trarre dalla figura di Federico II?
È stato un imperatore atipico per l'epoca perché è nato da una famiglia tedesca, è stato allevato in Sicilia da persone di cultura araba. È stato una persona che ha amato così tanto la cultura da non avere pregiudizi di tipo etnico, raziale. Chi lavora per la cultura va al di là delle etnie, delle razze, riconoscere questa cosa vuol dire dare il giusto peso alla grandezza e alla profondità della cultura.

Se per assurdo si trovasse nella condizione di poter salvare soltanto due minuti del suo film quali sarebbero?
Sicuramente la scena in cui il monaco ha come rivelazione di non avere la testa, che ha dato il titolo al film, e poi il momento in cui il protagonista, il giovane ragazzo interpretato da Damiano Russo, che adesso purtroppo non c'è più, incontra una ragazza, l'assistente del mago Greguro.

domenica 24 Marzo 2013

(modifica il 28 Giugno 2022, 2:35)

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